Dalle testimonianze raccolte il “Sasso d’Addeo”, o “Sasso di Adeo“, come viene anche chiamato dagli abitanti di San Martino al Cimino, è un masso di notevoli dimensioni che era situato poco oltre l’attuale cancello d’ingresso al campo da rugby, al termine della piccola salita che dalla strada provinciale porta al rettangolo da gioco. Fu spostato dal luogo originario, subito dopo la costruzione del campo, nei primi anni duemila, perché d’intralcio alla circolazione e sistemato in un luogo tuttora sconosciuto di difficile individuazione.
Si tratta di una roccia di origine vulcanica, dalla forma pressappoco circolare, caratterizzata da un grosso foro al centro nel quale si può entrare agevolmente. Come molti massi simili, sparsi nella zona, fu probabilmente eruttato durante l’ultima fase attiva del complesso vulcanico vicano tra i 150 e i 200 mila anni fa.
La pietra è legata ad una vecchia consuetudine molto romantica, di non facile datazione, di un certo Signor Addeo (o Adeo) che si racconta era solito riposare su questo grosso masso, a cui fu dato per l’appunto il suo nome, e che una volta divenuto vedovo usasse passare molto del suo tempo accovacciato al suo interno a ricordare la moglie scomparsa. Da qui il nome della località.
Un’altra consuetudine, sempre legata alla famosa pietra, ma più recente e “scherzosa”, era quella praticata dei sanmartinesi che fino alla costruzione del campo sportivo, ed alla conseguente rimozione della pietra, invitavano ad ascoltare le campane della Basilica de La Quercia attraverso il foro nel sasso; il malcapitato, ignaro di quanto gli stesse per accadere, una volta avvicinatosi con il viso al sasso riceveva un sonoro schiaffone e gli veniva fatto sbattere il volto sulla pietra. Si dice che non esista sanmartinese, dalla mezza età in su, che almeno una volta in vita sua non abbia “ascoltato” le campane al Sasso d’Addeo. È nel solco di questa vecchia usanza, oramai decaduta, che si inserisce la nostra simpatica tradizione di suonare la campana, posta nella nostra Club House, ad ogni nostra vittoria simboleggiando così le campane udite dalla malcapitata compagine avversaria a seguito del sonoro, metaforico, ceffone ricevuto.